Un articolo per terapeuti e per coppie curiose.
Esiste un modo per chiedere qualcosa al partner che possa evitare scontri, incomprensioni e ottimizzi le possibilità di ottenere quello che si desidera? La risposta è “si, questo modo si chiama soft start up“.
La tecnica di terapia di coppia di cui parlo è stata ideata da J. Gottman a seguito dell’osservazione di migliaia di coppie in decine di esperimenti condotti presso l’università di Washington su un arco temporale di trent’anni. Per molto tempo il team ha osservato i modi e i comportamenti delle coppie nelle loro interazioni quotidiane. Di seguito, queste coppie sono state divise in due gruppi e più precisamente nel gruppo di chi restava insieme per anni e nel gruppo di coloro che invece si separavano. Questo ha permesso di osservare e di modellare i comportamenti delle coppie più longeve.
Nel caso specifico, la ricerca ha condensato un modo di chiedere che ad oggi è insegnato nell’ambito della terapia di coppia.
Il soft start up è semplice e può essere insegnato alle coppie come uno dei primi passi verso una comunicazione più empatica ed efficace. Qui sotto, per i colleghi terapeuti un esempio di video psicoeducativo che introduce la tecnica alle coppie.
Le fasi di questo processo comunicativo sono tre:
- Il partner inizia con la frase “Io mi sento” e continua spiegando le emozioni che lo animano rispetto alla situazione che andrà a breve a descrivere. Questa prima fase permette al parlante di interrogarsi su quali siano le emozioni che prova. Frequentemente negli incontri di terapia di coppia assisto a persona che faticano ad individuare e anche ad esprimere le proprie emozioni. Il compito del terapeuta è, oltre che quello di insegnare la tecnica, anche quello di fornire termini che possano descrivere le emozioni. Molti soggetti, soprattutto gli uomini, hanno un vocabolario delle emozioni incompleto e inaccurato. Quante volte ho sentito pazienti dire “io mi sento di volermene andare” piuttosto che “io mi sento che tu…”. L’educazione ad esprimere le proprie emozioni è parte fondamentale di questa tecnica perché prima di tutto fa capire al soggetto come si senta e non per ultimo fa capire anche al compagno quali siano le emozioni in gioco.
- La seconda parte della comunicazione è un descrittore del fatto, del comportamento o della circostanza che provoca le emozioni. Per esempio, la comunicazione potrebbe iniziare con “Io mi sento..” e poi come seconda particella continuare con “rispetto a questo tuo comportamento..”. In questa fase è importante descrivere con precisione la circostanza, evitando giudizi e critiche. La descrizione deve essere comprensibile e deve dare modo all’interlocutore di capire di cosa si sta parlando. In questa fase bisogna che il terapeuta stia attendo a bloccare le generalizzazioni. Un esempio è questo “io mi sento triste perché tu fai sempre come vuoi“. In questo caso manca la descrizione precisa e c’è anche un quantificatore universale “sempre” che crea una generalizzazione. Volendo si può fare anche peggio aggiungendo una critica personale e cioè sostituendo al verbo di azione uno di stato in questo modo: “io mi sento triste perché tu sei un cocciuto e fai sempre a modo tuo“.
- Terza ed ultima parte del soft star up è quella dove viene espresso il desiderio con la particella “e vorrei che tu…” oppure “e avrei bisogno che tu..”. Anche in questo caso l’espressione deve essere precisa, esente da critiche e calibrata alla situazione specifica. In altre parole, il partner deve poter capire appieno cosa gli viene chiesto di fare. Esempi di espressioni errate sono “io mi sento xxx riguardo a yyyy e vorrei che tu mi capissi” piuttosto che “e vorrei che tu mi amassi“. Queste espressioni sono troppo vaghe. Il destinatario della comunicazione deve capire in modo preciso ed inequivocabile qual è il comportamento da seguire per soddisfare il bisogno del partner.
In conclusione, il soft star up è una modalità collaudata e funzionale che se implementata in una coppia in crisi può essere un primo passo terapeutico. Le difficoltà che incontrano le coppie nell’usarla sono spesso riconducibili all’incapacità di esprimere le proprie emozioni, il dimenticarsi di usarla perché abituati a vecchi schemi accusatori. Per questo, un’educazione alle emozioni e il dare esercizi formali durante la terapia sono elementi chiave che il terapeuta dovrebbe tenere in considerazione. Di solito io nella mia pratica do come compito una decina di queste interazioni da mettere per iscritto in modo da poterle poi commentare velocemente nella seduta successiva.